Stalking: servono misure urgenti

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Sono stata vittima di stalking anche io, come molte persone in Svizzera. Per diverse settimane qualcuno si è inserito di forza nella mia vita, togliendomi il sonno e la tranquillità. Nemmeno la casa, per definizione il nostro luogo di protezione, mi metteva al riparo dalle intrusioni perché oggi attraverso Internet, le mail e i social, che permeano la nostra vita quotidiana, non siamo più al sicuro da nessuna parte e in qualsiasi momento una persona sconosciuta si può insinuare nelle nostre vite, rovinandole!
Una bruttissima e dolorosa esperienza che non auguro a nessuno. Ho dovuto denunciare la cosa al Ministero pubblico e siccome è attualmente in atto un procedimento penale, non mi esprimerò pubblicamente in merito. Ma non è del mio fatto personale che voglio discutere qui, quanto degli insegnamenti che sto traendo da questa incresciosa vicenda.

Una prima constatazione è appunto relativa all’enorme fragilità e vulnerabilità di ognuno di noi rispetto all’odierno mondo del web e delle reti social. Internet ha reso quasi tutto trasparente, noi compresi. Trasparenti e altrettanto indifesi, comunicativamente alla portata di chiunque. Non ho evidentemente nulla contro la trasparenza come criterio della vita pubblica, ma ben diverso è lo scenario per quella privata o, addirittura, intima. Confesso che c’è voluto questo triste evento personale per rendermi pienamente conto, a caro prezzo, del «rovescio della medaglia» della comunicazione elettronica e di quella delle reti social, che pure io utilizzo largamente. Non riflettiamo mai abbastanza sul fatto che tra il «pubblico», gli «internauti » e i «followers» ci possono essere anche persone malintenzionate. Che ogni capacità di creare connessione tra gli esseri umani contenga anche la possibilità di collegarli tra di loro per colpire qualcuno. Specialmente per una persona liberale come me questo significa ricordare, una volta di più, che la libertà comporta sempre anche il rischio dell’abuso, della prepotenza. E che, quindi, ci vogliono certamente consapevolezza e responsabilità personali, ma anche limiti e regole protettivi.

Il mio secondo ragionamento riguarda gli strumenti per difenderci quando ci troviamo in situazioni del genere. Chi ci difende? Le istituzioni e le leggi ci sono? Ci sono, ma purtroppo non sono sicura che siano davvero alla portata di tutti.
Chi non sa a chi chiedere aiuto, ha poca formazione o pochi mezzi a disposizione, in che condizione si trova? Riesce a tutelarsi, anzi a farsi proteggere in modo efficace dalle istituzioni? Non si tratta solo di uguaglianza davanti alla legge, fondamentale tanto più per una persona di idee liberali, ma anche di evitare che chi si sente indifeso dallo Stato subisca in silenzio oppure si faccia giustizia da solo, peggiorando così la situazione.

Concludo. Ho detto che le leggi ci sono, però molto resta ancora da fare. In Svizzera non c’è una norma penale che reprima lo stalking in quanto tale. Da circa sei anni (!) se ne discute a livello federale, senza aver fatto finora passi avanti. Finalmente vi è ora una proposta in consultazione: speriamo non si perda altro tempo, per tutti noi.

Fonte: Corriere del Ticino – 26 luglio 2023