Il Ticino è in perenne campagna elettorale; il 14 aprile, però, ha segnato l’inizio di una pausa che dovrebbe durare almeno fino all’autunno del 2026. Le cariche sono state assegnate a tutti i livelli, e chi negli ultimi mesi ha colto ogni occasione per alzare il livello dello scontro, nel frattempo, ha avuto le sue risposte, in termini di consensi e di seggi.
La fine della contesa per i seggi, perciò, dovrebbe finalmente lasciare spazio a un dibattito più ordinato su quello che – per quanto riguarda la politica cantonale – rimane il vero nodo di ogni questione, ossia il riequilibrio delle finanze dello Stato.
Nell’ultima propaggine della campagna elettorale per il Municipio di Lugano, il sindacato VPOD ha lanciato un’iniziativa per combattere l’odiatissimo «decreto Morisoli» il quale, essendo stato confermato in votazione popolare, dovrebbe più correttamente essere chiamato «decreto del popolo ticinese». In risposta, l’ideatore del suddetto decreto ha annunciato che proporrà di prorogare le regole di austerità per altri due anni, fino al 2027.
Questa escalation non è certamente un buon segnale in vista della votazione cantonale del 9 giugno e, soprattutto, delle discussioni politiche che a breve riguarderanno il preventivo 2025 del Cantone. L’ultima cosa di cui il Ticino ha bisogno ora, è l’ennesimo combattimento ideologico per decretare chi è il più forte, a discapito della faticosa ricerca di soluzioni concrete.
La verità è che la nostra politica sarà in ogni caso chiamata a rispettare una volontà espressa chiaramente, più volte confermata dal popolo e per questo codificata nella Costituzione nella forma del meccanismo di freno all’indebitamento. La nostra stessa legge fondamentale chiede quindi al Governo e al Parlamento di evitare che il Cantone contragga debiti eccessivi. Debiti che peserebbero sulle spalle delle future generazioni, alle quali noi «boomer» stiamo già lasciando eredità pesanti: dalla risoluzione dei problemi ambientali, al finanziamento della nostra AVS (tredicesima inclusa).
In vista dell’autunno politico, perciò, sarebbe opportuno che le forze moderate si assumessero nuovamente la responsabilità di portare il Paese là dove le legge e la ragionevolezza vogliono che si che vada: una gestione finanziaria equilibrata, che permetta a chi vuole creare ricchezza di farlo in condizioni competitive e che continui ad aiutare chi ha davvero bisogno (eliminando gli attuali costosissimi sprechi, ad esempio i sussidi di cassa malati per chi guadagna oltre 150 mila franchi l’anno).
La missione affidata al Parlamento potrebbe anche sembrarci impossibile, se pensiamo ai toni che hanno caratterizzato l’ultimo anno e mezzo di campagna elettorale. Se però riusciremo a cambiare modalità e scegliere un approccio orientato alla capacità elvetica di trovare compromessi, quella che oggi sembra un’ascesa invernale al K2, potrebbe presto rivelarsi più simile a una salita estiva su uno dei nostri tremila, sicuramente impegnativa, ma più fattibile.
Fonte: Corriere del Ticino – 17 aprile 2024