Sciopero legittimo o esagerato? Una mobilitazione che divide

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In vista della manifestazione del 29 febbraio, visioni a confronto sulla forma estrema di protesta – Quaresmini (ErreDiPi): «Chiediamo la normalità, il carovita non è riconosciuto solo in Ticino» – Genini (PLR): «Si rischia l’autogol»

Dopo 12 anni in Ticino si torna a scioperare. Il 29 febbraio gli statali si ritroveranno nella capitale per protestare contro il mancato riconoscimento del carovita nel settore pubblico e contro i risparmi decisi nel Preventivo 2024. Forse per sua natura, però, lo sciopero è una forma di protesta sulla quale non c’è unanimità, specialmente in Svizzera dove esiste il principio della pace del lavoro. Tantoché pure i sindacati hanno assunto posizioni diverse: alcuni (come la VPOD ed ErreDiPi, che in realtà sindacato non è) hanno aderito senza indugi, altri (come il SIT) parteciperanno alla mobilitazione ma non si assenteranno dal lavoro, mentre l’OCST ha adottato una formula «ibrida» in base al settore. Senza dimenticare chi è semplicemente contrario. Posizioni diverse che sono emerse anche nel confronto andato in scena a La domenica del Corriere, dove tra gli ospiti di Gianni Righinetti c’erano i rappresentanti dei sindacati, ma non solo. E posizioni diverse ben sottolineate dal primo scambio di battute tra l’associazione ErreDiPi e il sindacato SIT.

«No, il nostro obiettivo non era arrivare allo sciopero. Ma lo sciopero è uno strumento necessario quando non si è ascoltati», ha spiegato il portavoce di ErreDiPi Enrico Quaresmini. «Chiediamo solo la normalità – ha aggiunto – ossia che i salari nel settore pubblico tengano il passo con il crescente costo della vita. Tutti i cantoni lo fanno, tranne il Ticino». Una sensibilità diversa, come detto, è invece emersa dalle parole del segretario cantonale del SIT, Mattia Bosco: «I nostri associati non condividono lo sciopero come forma di protesta». Anche perché, ha ricordato, lo sciopero «non è proprio una passeggiata di salute, bensì la forma di protesta più dura» che i lavoratori possono adottare. E, in questo momento, gli associati del SIT sono preoccupati del fatto che lo sciopero sia controproducente e «possa peggiorare la situazione, allontanando le parti». Minando, in poche parole, la pace del lavoro.

Avere un «ampio ventaglio di possibilità per manifestare la propria preoccupazione», dalla ‘‘semplice’’ mobilitazione fino allo sciopero, ha invece sottolineato il sindacalista OCST Xavier Daniel, «è un pregio di questa giornata». Ecco perché, appunto, il sindacato ha preferito organizzare forme di protesta diverse in base al settore, dopo aver sondato la propria base. Ma, ha aggiunto Daniel, c’è un altro aspetto da non dimenticare. Ossia il fatto che nel settore sociosanitario il carovita è riconosciuto unicamente se esso è riconosciuto dal Cantone. Detto altrimenti: il mancato riconoscimento del carovita si ripercuoterà anche nel settore parapubblico, che è stato dimenticato. Una visione diversa, va da sé, è stata portata dal granconsigliere della Lega Andrea Censi. «Lo sciopero è un diritto», ha premesso Censi, «ma penso che lo si stia utilizzando in maniera un po’ esagerata». E questo, anche alla luce del fatto che «il Ticino, sommando i dipendenti cantonali e comunali, è il quarto cantone in Svizzera per numero di dipendenti pubblici». Senza dimenticare che «si sta organizzando uno sciopero per una misura da 14 milioni di fronte a 1,2 miliardi di franchi di stipendi». Uno sciopero, dunque, «esagerato»? Non certo per Fausto Calabretta, sindacalista della VPOD, il quale ha ricordato che «l’ultimo sciopero in Ticino è stato nel 2012, dodici anni fa». Ossia, «non è che tutti i giorni facciamo uno sciopero», ma «siamo arrivati a questo punto perché la base ce lo ha chiesto» e perché «in 30 anni i dipendenti pubblici hanno perso dal 10 al 15% dello stipendio». E, oltre a tutto ciò, Calabretta ha pure ricordato che lo sciopero non riguarda solo il carovita, bensì anche tutto il settore sociosanitario e, in fin dei conti, anche l’utenza, ovvero i cittadini, che vedranno diminuire i servizi e la qualità dei servizi. Chi, invece, si è detta «contrarissima» allo sciopero è la parlamentare del PLR Simona Genini. «Fuori c’è un mondo di lavoratori che fatica ad arrivare a fine mese e che non capisce questo sciopero». Ma non solo, ha ricordato Genini, evidenziando che in vista della votazione sulle misure di compensazione per gli affiliati alla Cassa pensione dello Stato, lo sciopero rischia di diventare «un autogol»: «Per il personale dello Stato questa è una partita in due tempi. Il primo è andato abbastanza bene. Ma così (ndr. con lo sciopero) stiamo iniziando molto male il secondo tempo».

Fonte: Corriere del Ticino – 25 febbraio 2024