Fiscalità, restare fermi costa caro

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Il sistema fiscale è uno degli strumenti principali che servono a una comunità per tradurre in pratica i suoi valori. È quindi senz’altro positivo che gli strumenti della nostra democrazia diretta ci permettano, a scadenze regolari, di verificare se il popolo sovrano è in sintonia con le decisioni in materia tributaria. In Ticino questa discussione avverrà, nei prossimi mesi, con la campagna sul voto della riforma fiscale che il Gran Consiglio ha approvato martedì 12 dicembre.

A titolo personale e a nome del PLR ho difeso con convinzione questo progetto, che ha il pregio di adeguare il nostro sistema tributario ad alcuni grandi cambiamenti in atto nella società svizzera e ticinese. Le nuove regole, infatti, ci permettono allo stesso tempo di aiutare i contribuenti attivi professionalmente (con l’aumento delle deduzioni professionali) e i futuri pensionati (con l’attenuazione delle aliquote sul prelievo del capitale pensionistico) e di tenere (finalmente!) conto delle famiglie ricomposte, così come migliorare la successione aziendale delle nostre piccole e medie imprese. Tutte le forze parlamentari sostengono questi cambiamenti: lo dimostra la sostanziale convergenza fra il rapporto di maggioranza e quello di minoranza della Commissione della gestione.

Nonostante questa ampia condivisione, se ci attende una votazione popolare è perché un singolo punto della riforma ha alimentato la divisione politica – si tratta della riduzione, a tappe, dell’aliquota massima sul reddito. Sarebbe però un vero peccato se questo unico punto controverso facesse cadere un progetto davvero necessario.

Immaginate di essere i comproprietari della palazzina in cui abitate. Nelle conversazioni in ascensore, tutti concordano sul fatto che l’impianto di riscaldamento funziona, ma è stato progettato 50 anni fa e ha subito innumerevoli riparazioni e aggiustamenti. Per non restare al freddo, bisognerà mettersi d’accordo su un rinnovamento: nonostante questo, assemblea dopo assemblea, ormai da anni si litiga su ogni minimo intervento di manutenzione. La palazzina è il Canton Ticino e l’impianto di riscaldamento è la Legge tributaria che risale agli anni ’70. L’intervento di ammodernamento è la riforma approvata nei giorni scorsi – da quel Gran Consiglio che, nel 2019, aveva incaricato il Governo di progettare la trasformazione dell’impianto ormai vetusto, e concedendogli una moratoria di 4 anni.

Noi siamo gli abitanti della palazzina, che, se non fanno nulla, rischiano di restare al freddo (con un aumento delle imposte di 45 milioni dal 1. gennaio prossimo). Il resto della Svizzera (e del mondo) non rimane fiscalmente fermo, la concorrenza esiste anche tra sistemi tributari. Il risultato del nostro stallo lo stiamo pagando caro – negli ultimi 4 anni abbiamo perso 396 grandi contribuenti e ne sono arrivati solo 190, per un saldo negativo di oltre 200 persone che genera una perdita di gettito di 10 milioni di franchi l’anno.

Se non vogliamo perdere quella che (piaccia o no) è una gara, dobbiamo intervenire. Non si tratta di cedere a una concorrenza al ribasso, ma di rientrare ragionevolmente nella media nazionale. Non di dare vita all’«Eldorado fiscale ticinese», ma di correggere una situazione che mette a rischio una parte importante del nostro gettito.

Fonte: Corriere del Ticino – 14 dicembre 2023