La concorrenza fiscale internazionale è sempre più aggressiva e complessa. La Svizzera da anni è sotto l’occhio del ciclone da più fronti. Il pacchetto fiscale, che andremo a votare il prossimo 19 maggio, ha come scopo principale quello di abolire i regimi fiscali speciali, non più accettati a livello internazionale.
Il Parlamento federale ha deciso di accompagnare le misure fiscali proposte dal Governo con un intervento finanziario importante a favore dell’AVS. Tutti i partiti rappresentati nel Governo federale sono favorevoli alla RFFA. Alcune voci della sinistra sono contrarie con due motivazioni fondamentali: da un lato considerano leso il principio dell’unità della materia, dall’altro sostengono, come sempre, che le misure fiscali accompagnatorie costituiscono un “ennesimo regalo” alle multinazionali. Per quanto attiene quest’ultima critica mi limito a ricordare che la conseguenza dell’abolizione degli statui speciali porterà giocoforza ad un riequilibrio della fiscalità delle aziende e quindi le multinazionali subiranno un aggravio fiscale. Al contrario le piccole e medie imprese, perno della nostra economia, potranno beneficiare di un minor carico fiscale a livello cantonale nel caso in cui i Cantoni utilizzino la maggior quota di ristorno dell’imposta federale diretta (non dimentichiamo che il nostro Cantone beneficerà di un introito di CHF 27 mio) a scopi fiscali.
Per quanto concerne l’unità di materia, senza entrare in dettagli giuridici e costituzionali di difficile valutazione, rilevo unicamente a livello federale, l’unità della materia è richiesta in modo esplicito unicamente per le modifiche costituzionali: il principio è uno dei requisiti di validità per le iniziative popolari (art. 139 cpv. 3 Cost.) e inoltre si applica più in generale per qualsivoglia revisione parziale della Costituzione federale, ossia per il referendum costituzionale obbligatorio (art. 194 cpv. 2 Cost.). Il Tribunale federale si è espresso a più riprese su questo tema. A mio giudizio non è sbagliato considerare lecito l’abbinamento fisco-AVS, ritenuto come il finanziamento ordinario dell’AVS è basato sui contributi versati dai lavoratori e dalle aziende, pertanto un miglioramento delle condizioni quadro e un maggior sviluppo economico favoriscono un riequilibrio finanziario dell’AVS. A questo proposito mi sembra opportuno osservare che la maggior parte dei professori di economia degli atenei svizzeri sia è espressa a favore di questo oggetto in votazione proprio per i benefici complessivi che ne derivano per il Paese.
Vorrei concludere ricordando come il consigliere federale Alain Berset, nella sua allocuzione del primo di agosto dell’anno scorso allorquando era Presidente della Confederazione, dal praticello del Grütli (simbolo dei nostri valori) ha posto l’accento sul fatto che la cultura del compromesso è fondamentale per la Svizzera. Allora perché ci dobbiamo proprio formalizzare sul concetto dell’unità di materia per dire no a questa riforma, rispettiamo le nostre tradizioni e votiamo un si convinto.
Pubblicato su: La Regione – 10 maggio 2019