Fra pensioni e riforma fiscale la politica accende i motori

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Tanti i temi spinosi affrontati durante la trasmissione – La manovra tributaria fa discutere e quasi tutti propongono dei correttivi – Accordo sull’IPCT: la Lega non ne vuole sapere, gli altri approvano

Una puntata de La domenica del Corriere densa di temi, quella andata in onda ieri su TeleTicino. Parecchi gli argomenti dell’autunno politico ticinese trattati da Gianni Righinetti mettendo a confronto Fiorenzo Dadò (presidente del Centro), Simona Genini (deputata del PLR), Daniele Caverzasio ( portavoce della Lega) e Fabrizio Sirica (co-presidente del Partito socialista). Dopo una carrellata sul Preventivo 2023 e sui conti del Cantone, Righinetti affronta la questione – presentata dal Governo nel corso dell’estate – della riforma fiscale. Una riforma progettata dal consigliere di Stato PLR Chirstian Vitta, ma che ha visto Genini (tramite un’opinione apparsa sul CdT nei giorni scorsi firmata anche da due esponenti di Lega e Centro) proporre una sorta di mediazione. «Ho sempre sostenuto che la legge tributaria non avrebbe dovuto fare politica sociale», spiega la diretta interessata. « Questo è quello che ogni fiscalista dice. Poi, però, oltre che fiscalista sono diventata parlamentare. E mi sono resa conto della situazione in cui certi cittadini si trovano a causa dell’aumento del costo della vita. Bisogna dunque chinarsi su questo problema. Per questo vorremmo portare l’aliquota dei redditi alti al 12,5% anziché al 12% come proposto dal Governo: si potrebbero utilizzare i soldi rimanenti (7,3 milioni) per aumentare la riduzione dei premi di cassa malati». Una proposta, come ha sottolineato Genini, che ha trovato d’accordo lo stesso Vitta. «Sgravi fiscali? Non sono un tabù, bensì uno strumento», ricorda da parte sua Dadò. Tuttavia, «proporre una riforma fiscale in un momento del genere è delicato». Come delicato è «innalzare

il moltiplicatore cantonale di 3 punti ». Più critico Sirica, anche se nei confronti della riforma fiscale fa delle concessioni. Specie per quanto riguarda «la successione delle aziende familiari o il ritiro della cassa pensioni. Ma attenzione: il grosso della manovra, lo sgravio ai ricchi, è uno schiaffo ai cittadini ». « Ho la sensazione che questa riforma è fatta per essere bocciata in votazione popolare », rimarca da parte sua Caverzasio. « Quantomeno, non bisogna toccare il moltiplicatore cantonale». Ma per il leghista ci sono altri aspetti molto critici contenuti nel pacchetto. Caverzasio tocca poi il punto dei salari. «Sono convinto che se i ticinesi guadagnassero un po’ di più, pagherebbero più volentieri le tasse. Tuttavia, anche a causa della libera circolazione, abbiamo i salari più bassi di tutta la Svizzera». «Allora alziamo lo stipendio minimo»? rilancia Righinetti. «Non possiamo negare il fatto che con la libera circolazione ci sia una pressione verso il basso dei salari. E se lei nega questo, significa che vive in un altro mondo».

Dopo le scintille arriva un altro tema spinoso: la cassa pensioni dello Stato (IPCT). Si annuncia un’altra stagione di proteste in piazza. «Non tirerei troppo la corda, perché se dovesse votare la popolazione non so come andrebbe a finire », sostiene Dadò. «Il compromesso è stato una concertazione fra i sindacati e il datore di lavoro, cioè il Cantone. Ci si sta avvicinando a una cassa pensione privata. Come classe politica, se non portiamo a casa qualcosa, siamo un povero Paese». Per Genini, l’accordo «è una simmetria di sacrifici ». Un « patto», dunque, corretto e giustificato, secondo la deputata PLR. La Lega, invece, è prontissima a lanciare il referendum. « È uno dei classici esempi di errori del passato, dove chi rimane paga », sottolinea Caverzasio. « Purtroppo, alcuni manterranno ancora i privilegi. Ricordo Attilio Bignasca che parlava di Rolls Royce dello Stato. Semplicemente, ci aveva visto giusto. Si chiedono soldi, ancora, ed è giusto che siano i cittadini a esprimersi. Non si sono ascoltati in passato i messaggi d’allarme». Sirica, un po’ a sorpresa, vede un’altra criticità. «Partirei dallo scindere le due problematiche che la Rete in difesa delle pensioni (ErreDiPi), sbagliando, mette insieme. Da un lato c’è il problema serio e urgente della compensazione delle rendite dovuta all’abbassamento del tasso di conversione. Un problema sul quale c’è stato un accordo fra sindacati e datore di lavoro. Il problema del finanziamento della cassa pensione, invece, non c’entra nulla con questo. Il punto vero, ora, riguarda il taglio delle rendite».

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Fonte: Corriere del Ticino – 18 settembre 2023