«San Provino e San Martino patrimonio dell’UNESCO»

Presentata ad Agno la petizione finalizzata a promuovere il riconoscimento delle due fiere ticinesi quale parte del patrimonio immateriale dell’umanità — Genini: «Se raccogliessimo 10 mila firme sarebbe un flop»

Ci sono molti modi per capire quanto una tradizione sia ancorata al proprio territorio: il suo ripetersi, costante e continuo, nel tempo, è ovviamente quello più significativo. Ma, allo stesso modo, sono importanti i lasciti linguistici, la solidità delle liturgie e delle usanze, la resistenza delle memorie. E, non ultimi, i riconoscimenti istituzionali.

Da secoli, in Ticino, l’inizio e la fine del ciclo della vita agricola sono stati simbolicamente (e non solo, almeno non in tempi antichi) celebrati nelle fiere di San Provino e di San Martino. La prima tenuta ad Agno, alla fine della prima settimana di marzo; la seconda a Mendrisio, l’11 novembre, giorno dedicato al santo di Sabaria, considerato uno dei fondatori del monachesimo in Occidente.

Due appuntamenti approdati nel XXI secolo profondamente diversi rispetto alle origini, com’era ovvio, ma pur sempre vivi. E capaci di fare da punto di riferimento, di aggregare. Non a caso, entrambe le fiere sono inserite da tempo, e insieme, nell’elenco delle «tradizioni viventi» della Svizzera. E non a caso, forse, c’è chi adesso vorrebbe aprire loro la strada verso il riconoscimento, ambitissimo, di bene immateriale dell’UNESCO.

Con la stampa sul treno

Una petizione in tal senso è stata lanciata oggi ad Agno, nel corso di una conferenza stampa, da un comitato promotore di cui fanno parte singoli cittadini e i rappresentanti della Gioventù rurale del Luganese e del Mendrisiotto. Conferenza stampa curiosamente convocata a bordo di un vagone della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa (FLP): una scelta, ha spiegato Maurizio Taiana, legata al fatto che «in passato i luganesi erano soliti andare a San Provino a piedi per poi tornare in città proprio con il tram».

Tradizioni che si ripetono, quindi, ma in forme nuove. «Queste due fiere – ha spiegato l’avvocata Simona Genini, portavoce del gruppo dei promotori – sono parte della nostra storia. Contribuiscono a creare il senso di appartenenza al territorio e come tali sono percepite dai cittadini. Hanno perciò tutte le caratteristiche necessarie per fare parte del patrimonio culturale ticinese da valorizzare e da salvaguardare, cosa peraltro già attestata dalla loro presenza nell’elenco federale delle tradizioni viventi svizzere». Il riconoscimento UNESCO sarebbe un ulteriore tassello, utile a «maggiormente proteggerle e promuoverle».

Obiettivi ambiziosi

I promotori sono consapevoli di quanto lunga possa essere la strada per raggiungere questo “premio”, ma si sono dati ugualmente obiettivi parecchio ambiziosi.

«In Ticino, soltanto le Processioni della Settimana santa a Mendrisio sono state inserite nell’elenco dell’UNESCO e, per farlo, ci sono voluti anni – ha detto ancora Simona Genini – sappiamo quindi che il nostro percorso non sarà breve. Ma anche per questo, per il fatto cioè che abbiamo tempo a disposizione, vogliamo coinvolgere il maggior numero possibile di persone. Se dovessimo raccogliere 10 mila firme sarebbe un flop». La parola chiave è, allora, «coinvolgimento». Lavorare «dal basso», fare in modo che la petizione raggiunga tutti e sia condivisa in modo amplissimo.

Partiti ed elezioni

Ovviamente, non poteva sfuggire il fatto che tra i promotori dell’iniziativa vi siano candidati alle imminenti elezioni cantonali. In realtà, nessuno di loro si è nascosto dietro il paravento di sigle anonime né ha velato il proprio impegno civico. «Ma l’iniziativa non ha un profilo politico-partitico – ha detto l’avvocata Genini, chiamata a rispondere proprio sull’argomento in modo diretto – d’altronde, se così non fosse, non avremmo mai ottenuto l’appoggio del comitato  ticinese UNESCO, né avremmo potuto coinvolgere le sezioni di Gioventù rurale».

Fonte: Corriere del Ticino – 2 febbraio 2023