Nelle Costituzioni che fanno capo alla tradizione liberaldemocratica vi sono delle norme che danno corpo a uno spirito ultimo dei fondatori, spirito che i loro successori non possono emendare a colpi di semplice maggioranza o di pressioni di piazza pur legittime. Anche se in liberal-democrazia, il potere costituente è detenuto dal popolo, quel popolo, contrariamente a quello che sostengono i populisti, non si identifica con il corpo elettorale e men che meno con una parte di esso. Il popolo, rettamente inteso, ha una sua esistenza transgenerazionale. Per cui esso non comprende solo il corpo elettorale di oggi ma anche le generazioni del passato – quelle che dando vita alla Costituzione hanno trasformato un etnos in un demos – e quelle future che verranno e oggi di certo non votano, ma potrebbero pagare un conto salato. Se il popolo come corpo elettorale odierno si esprime in prevalenza attraverso i suoi rappresentanti eletti, il popolo transgenerazionale è tutelato dalla Costituzione.
Quindi in democrazia esiste un doppio potere: quello del voto e quello della Costituzione. Le costituzioni di regola contengono una normatività del «ragionevole», non degli estremi o degli eccessi.
I principi fondanti nel senso appena ricordato stanno nel preambolo della nostra Costituzione (comunità democratica di cittadini che ricercano il bene comune, cosciente della responsabilità verso le generazioni future), laddove la sovranità (art. 2 Cost) risiede nell’universalità dei cittadini (quindi anche di quelli che creano lavoro, pagano le imposte, non beneficiano di sussidi e non lavorano nel settore pubblico) che devono perseguire gli interessi comuni (di tutti) con la partecipazione di tutti (il che include impegno ma anche quando necessario il sacrificio). In tema di bisogni fondamentali da garantire, la nostra Costituzione prevede che chi ha bisogno abbia i mezzi necessari per condurre un’esistenza conforme alle esigenze della dignità umana e alle cure mediche essenziali (art. 4). Dalla lunga lista di obiettivi sociali di cui all’art. 14 Cost vediamo che (lett. l) «ogni persona bisognosa di aiuto per ragioni di età, di infermità, di malattia o di handicap possa ricevere le cure necessarie e disporre di un sufficiente sostegno».
Ora, ci si potrà interrogare in tempi di vacche magre rispettivamente grasse, quale sia la soglia della ragionevolezza tra ciò che è davvero necessario e sufficiente e ciò che invece va oltre i bisogni e diventa un privilegio. Certo in una società dei diritti e dei consumi si fatica a far passare il senso di (co)responsabilità. In ogni caso, le misure di risanamento proposte dal Preventivo 2024 non lasciano scoperti bisogni eccezionali in situazioni eccezionali. Semmai frenano semplicemente degli incrementi e correggono alcune distorsioni di sistema. Ed è per questo che la nostra Costituzione cantonale ha voluto, ben prima del famigerato decreto Morisoli, prevedere una serie di norme volte ad una gestione finanziaria dello Stato (art. 34 ter) che evidenziano chiaramente principi di parsimonia, sopportabilità e riequilibrio a medio termine mediante il freno ai disavanzi (temi ripresi dalla Legge sulla gestione finanziaria, art. 4, 5, 6, 31a e segg). I partiti sono necessari, indispensabili per il buon funzionamento della democrazia organizzata.
Una democrazia dove i partiti non fanno politica ma si limitano a compiacere e a rivolgersi al o ad un corpo elettorale che (li) vota sull’oggi, su interessi particolari, in realtà stanno contribuendo alla morte della democrazia. Se non ci si cura degli elettori del futuro e non si fanno programmi e politiche con visioni non si fa il proprio compito. Ma ci vuole coraggio perché chi sostiene restrizioni e sacrifici al presente per costruire un futuro migliore rischia di non essere votato. Insomma, di essere vittima sacrificale del suo stesso senso di responsabilità.
Fonte: Corriere del Ticino – 23 gennaio 2024