Votiamo il “Patto di Paese” cha abbina fiscalità e socialità

Il prossimo 19 maggio saremo chiamati a votare, ancora una volta, la cosiddetta riforma fiscale federale. Il nostro Cantone ha sempre riconosciuto l’importanza, benché materia non facile, dell’attrattività fiscale quale motore dell’attività economica. Giova ricordare che già nel febbraio di due anni or sono il popolo ticinese aveva approvato la proposta del Governo federale sulla riforma delle imprese, bocciata però a livello federale. Lo scorso anno le cittadine e i cittadini ticinesi hanno anche approvato il messaggio inerente la riforma fiscale e sociale.

È opportuno ricordare che la riforma federale, oggetto delle discussioni di queste settimane, si rende necessaria in quanto è imperativo per il nostro Pase abolire i cosiddetti “statuti speciali” delle società (società holding, di sede, di amministrazione, “principal”, e branch finanziarie).

Le Camere federali riconoscendo, dopo la bocciatura popolare del febbraio 2017, l’importanza di comunque adeguare la fiscalità nazionale all’evoluzione internazionale, hanno riproposto alcune misure contenute nel messaggio federale precedente, ritenendo altresì opportuno abbinarle a un tema sociale, prevedendo un contributo straordinario al finanziamento dell’AVS.

Bisogna essere coscienti che l’abolizione del regime di tassazione privilegiato per alcune tipologie di società non può più essere procrastinato. Pena l’inclusione della Svizzera nelle famigerate liste nere dell’UE con conseguenze disastrose per l’economia del nostro Paese.

Ho più volte evidenziato che i temi fiscali non sono mai un argomento facile da affrontare in votazione popolare. Anche questa volta la regola è confermata. Il messaggio del Consiglio federale è complesso, basti pensare che l’introduzione obbligatoria di un Patent Box a livello cantonale per attenuare l’imposizione dei redditi derivanti dallo sfruttamento e dall’uso di beni immateriali è di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori. Mi sembra opportuno rilevare che questo strumento sarà verosimilmente utilizzato maggiormente dalle società farmaceutiche, localizzate in prevalenza a Basilea e poco indicato per le tipologie di aziende presenti sul nostro territorio.

Una misura che permette invece di incentivare la presenza di posti di lavoro qualificati anche in Canton Ticino è quella inerente la “superdeduzione” per le spese di ricerca e sviluppo.

Su queste colonne è stato ripreso lo studio della società McKinsey che evidenzia come la Svizzera stia perdendo posizioni in materia di attrattività per le aziende internazionali. Lo studio evidenzia che il nostro Paese fra il 2009 e il 2014 era posizionato al primo posto assieme all’Irlanda, con una quota del 27% di insediamento di società. Nei 4 anni successivi l’Olanda (Paese che da sempre ha privilegiato una fiscalità attrattiva per le imprese multinazionali) si è posizionata prima con una quota d’insediamento del 24%, quota che anche l’Irlanda è stata in grado di mantenere. La Svizzera è invece scivolata al terzo posto perdendo otto punti con una quota del 19%. Commentando questo lavoro il presidente dell’organizzazione Greater Zurich Area, Balz Hösly, dal suo osservatorio privilegiato ha evidenziato questa tendenza negativa. Questo conferma quanto ho detto sopra, ossia che l’attrattività fiscale dev’essere mantenuta. Così come la stabilità del sistema impositivo. Nello stesso studio viene infatti rilevato come l’incertezza sia un fattore destabilizzante/negativo per l’insediamento di aziende. A mio giudizio una bocciatura avrà quindi un duplice effetto negativo. Continuerà a regnare un’incertezza giuridica sull’evoluzione della fiscalità delle imprese e il Consiglio federale si vedrà comunque costretto, tramite immagino un decreto federale urgente, ad abolire gli attuali privilegi. Questo non senza un effetto negativo sui Cantoni. A livello mediatico non è mai stato evidenziato in modo sufficiente il vantaggio finanziario che, con la riforma in votazione, il Canton Ticino potrà ottenere. Infatti si vedrà aumentare la quota di ristorno dell’imposta federale diretta passando dal 17 % al 21% con un maggior introito annuale di CHF 26 mio.

In conclusione non posso che auspicare che il popolo svizzero segua l’esempio del Canton Ticino e approvi il “Patto di Paese” che coniuga fiscalità e socialità.

Pubblicato su: Corriere del Ticino – 4 maggio 2019