In questi giorni il tema delle nomine in ambito giudiziario è tornato d’attualità, sollevando osservazioni e commenti da più parti. Faccio parte della Commissione giustizia e diritti, ma mi esprimo qui a titolo personale e nel rispetto del segreto commissionale. È positivo che si parli di giustizia e del modo di designazione dei magistrati, meno che ciò avvenga spesso a geometria variabile, a seconda della parte politica interessata o accusata. La spartizione partitica dei posti in magistratura viene da una fase storica nella quale si credeva che l’equilibrio complesso delle decisioni giudiziarie dipendesse anche da una ripartizione pariteticamente equilibrata di chi doveva decidere, vale a dire dei magistrati stessi. Oggi sappiamo, per esperienza e per le mutate regole procedurali, che ciò non è più vero, se mai ciò sia stato altro che un’illusione crederlo. Sappiamo, oggi, anche che la vera garanzia di decisioni eque sono la competenza di chi decide, le procedure eque e la professionalità di tutti coloro che vi partecipano, si pensi in primo luogo agli avvocati.
È quindi tempo di uscire da logiche spartitorie che assegnano etichette politiche ai magistrati: “liberali”, “socialisti”, “leghisti”, “di centro”. La giustizia deve fondarsi su un solo principio: la competenza del singolo magistrato e la trasparenza nella rendicontazione globale delle attività svolte dalla magistratura.
Al recente congresso del Plr ho voluto dirlo chiaramente: non basta più dichiarare valori liberali, bisogna agire in coerenza con essi, anche nel delicato campo della giustizia. Le nomine devono essere il risultato di valutazioni serie, trasparenti, professionali, svincolate da calcoli partitici. Questo è uno dei veri fondamenti di uno Stato di diritto credibile.
Il tema è stato affrontato con attenzione all’interno della Commissione giustizia e diritti. Chi segue da vicino i lavori parlamentari sa che il dibattito è vivo, costruttivo e non superficiale: si lasci al Legislativo lo spazio e il tempo per assumersi, come deve, le proprie responsabilità. Il tempo, una volta di più, sarà buon giudice delle intenzioni degli uni e degli altri.
Fonte: La Regione – 27 maggio 2025