La scuola pubblica è un tema che accende, ciclicamente, gli animi del Paese. Oggi siamo in una fase di attenzione elevata, in cui si mescolano soprattutto paure per gli effetti della digitalizzazione, ansie finanziarie e la immancabile dose di populismo.
Partendo dalla dimensione macro, ha fatto molto rumore anche in Svizzera l’iniziativa australiana per limitare l’accesso dei minorenni ai nuovi canali di comunicazione: in sette Cantoni (tutti romandi…) sono state presentate iniziative popolari per «proteggere i minori in età scolare dagli effetti nocivi dei social network». In Ticino, nel frattempo, abbiamo assistito a una strumentalizzazione incredibile dei «tagli» previsti (che tagli non erano), dal Preventivo 2025 del Cantone, per il settore della pedagogia speciale. Questi sviluppi politici – solo apparentemente molto distanti – restituiscono l’impressione di una società ansiosa, in cui gli adulti hanno smarrito la fiducia nel futuro e finiscono per schiacciare con le loro ansie anche la generazione successiva.
Nel nostro piccolo, come gruppo PLR in Gran Consiglio, abbiamo presentato qualche settimana fa un’iniziativa che va in direzione contraria, e punta a infondere uno spirito diverso nella discussione su come preparare i giovani a prendere le redini del loro destino. È un’iniziativa parlamentare che punta a iscrivere, nella Legge cantonale sulla scuola, anche l’istruzione su temi finanziari – dandole la stessa dignità conquistata dalla civica e dall’educazione alla cittadinanza.
Lo vediamo bene in questi giorni, segnati (sul fronte del piacere) dagli acquisti per il Natale e (sul fronte del dovere) dai pagamenti di fine anno. Chi non ha fatto bene i propri compiti rischia di trovarsi in difficoltà: nella migliore delle ipotesi dovrà ridurre il proprio budget per i regali, nella peggiore sarà costretto a fare i salti mortali per chiudere i propri conti senza indebitarsi, o peggio.
L’educazione finanziaria, però, non riguarda solo la capacità di gestire bene il denaro che si ha a disposizione, me è anche la premessa per capire gran parte dei temi che animano la nostra democrazia diretta, e quindi partecipare in modo attivo al dibattito politico. Senza l’alfabetizzazione finanziaria, come possiamo aspettarci che le persone si appassionino alla politica, in cui oggi gran parte delle discussioni (purtroppo) ruota attorno alle finanze dello Stato?
Con questa iniziativa (a costo zero per le casse dello Stato!) siamo convinti di avere dato un segnale utile per incentivare la responsabilità personale e quindi la vera autonomia dei futuri cittadini ticinesi poiché l’educazione finanziaria costituisce un passaporto per la libertà. Speriamo che questo impulso venga raccolto e se ciò non accadrà in Parlamento, come a suo tempo con l’educazione civica, allora ci penserà il popolo.
Fonte: Corriere del Ticino – 16 dicembre 2024