Siamo i comproprietari di una palazzina, in cui tutti abitiamo. Tutti concordiamo nel considerare l’impianto di riscaldamento indispensabile per il nostro benessere. Per il momento ci tiene al caldo, ma è stato progettato 60 anni fa, e da allora ha subito innumerevoli riparazioni e aggiustamenti. Assemblea dopo assemblea, ormai da anni stiamo litigando su ogni intervento di manutenzione. È quindi urgente intervenire in modo integrale per adeguare l’impianto ai tempi, alle sensibilità e alle esigenze di ogni abitante – sostituendolo con un modello nuovo.
Mi spiego subito. La palazzina è il Canton Ticino e l’impianto di riscaldamento è la Legge tributaria che risale alla metà degli anni ’70. La sua «sostituzione», invece, è la riforma completa che il Governo e il Parlamento devono mettere in cantiere, al più presto.
Questa storiella potrebbe sembrare irriverente, ma un recente dibattito televisivo mi ha messa davanti a una dura verità: i tecnicismi rendono incomprensibile ai cittadini il dibattito sul nostro sistema fiscale e impediscono di vedere quale sia la posta in gioco, se continueremo a decidere di non decidere.
Il Ticino ha una fiscalità estremamente progressiva nelle aliquote e deduzioni senza eguali a livello svizzero. Di conseguenza, moltissimi contribuenti (il 25%) non pagano del tutto le imposte, e il ceto medio gode di una tassazione relativamente bassa, nel confronto intercantonale. È un sistema che – insieme ai meccanismi del welfare – fa del Ticino un Cantone indiscutibilmente progressista. Il problema è che questa impostazione molto sociale ha un costo, e che qualcuno – come sempre, nella vita – deve pagarlo. Il nostro sistema tributario oggi compensa questa generosità verso la classe medio-bassa con una forte imposizione dei redditi elevati. In Ticino, i ricchi pagano gran parte delle imposte: 1.000 persone, lo 0,5% dei contribuenti, paga il 20% delle imposte sul reddito, con aliquote che superano il 40%.
Questo potrebbe anche non essere di per sé un problema se solo non ci trovassimo in uno Stato federalista, e le persone facoltose non potessero traslocare in altri Cantoni. Rientrare nella media nazionale, perciò, non significa cedere alla concorrenza al ribasso, ma dimostrare ragionevolezza.
Quello dell’imposizione dei redditi alti, comunque, è solo uno dei problemi del nostro sistema fiscale. Affrontarlo da solo sarebbe sbagliato, perché si tratterebbe dell’ennesima riparazione del vetusto riscaldamento di cui si diceva in apertura. Di problemi ce ne sono molti altri a cominciare dalle ingiuste tasse di successione che colpiscono i concubini e le tasse sui prelievi dei capitali del secondo pilastro che spingono molte persone a trasferirsi fuori Cantone.
Nessuno vuole minare le prestazioni sociali del nostro Cantone, o aumentare le tasse a carico del ceto medio. Si tratta di renderci conto che solo riformando integralmente la nostra Legge tributaria – con l’apporto di tutte le forze politiche – saremo in grado di garantire, anche in futuro, un trattamento di favore per un’ampia maggioranza della nostra popolazione.
Fonte: Corriere del Ticino – 13 maggio 2023