A oltre cinque settimane dall’approvazione della RFFA (Riforma fiscale e finanziamento dell’AVS) a livello federale (passata a larga maggioranza anche in Ticino) il Consiglio di Stato ancora non ha trovato un accordo per presentare il messaggio sulle misure cantonali. Questa situazione di stallo non può giovare al nostro Cantone tanto più che gli altri hanno già implementato le proprie modifiche della legislazione tributaria, in particolare hanno già stabilito le riduzioni dell’aliquota sull’utile delle persone giuridiche necessarie per compensare gli aggravi dovuti all’abolizione degli statuti speciali. Il Canton Ticino rimane all’ultimo posto della graduatoria intercantonale con un’aliquota effettiva del 20,6% (2019), mentre la media svizzera è del 17,06%. A questo punto una doverosa riflessione si impone: come può il nostro Governo prospettare un rinvio della riduzione d’aliquota cantonale sull’utile delle persone giuridiche al 5,5%, secondo quanto riportato dai media, al 2025, limitandosi per i prossimi 5 anni a ridurla dal 9% all’8%? Una tale situazione di «immobilismo» non può che rappresentare un segno di debolezza nei confronti di quelle aziende che sono state penalizzate dalla riforma federale, ma anche un segnale negativo per quanto riguarda le piccole medie imprese del cantone confrontate oggi con delle situazioni economiche oggettivamente difficili e che avrebbero invece bisogno di un’immediata boccata di ossigeno. Pochi giorni or sono ho ribadito che non è nel mio DNA attaccare gli avversari politici per partito preso, ma invece intendo confrontarmi con loro sui temi. Questo della fiscalità è il tema che forse mi sta più a cuore. E allora non posso accettare che il Partito socialista si opponga per motivi ideologici a misure che sono in favore della popolazione e dell’economia del nostro cantone. La coerenza ideologica non può essere difesa a oltranza quando in gioco vi è il benessere del nostro Paese; d’altro canto il Consiglio di Stato non può rimanere ostaggio di queste posizioni. È vero che la nostra cultura politica vive di concordanza e compromessi ma in talune situazioni la ragionevolezza e il coraggio di prendere delle decisioni deve avere il sopravvento.
Publicato su: Corriere del Ticino – 3 luglio 2019