Il bilancio della “mia legislatura”… e gli auspici per la prossima

Eccomi qui dopo un paio di anni a scrivere nuovamente sulla rivista. Nel 2015 mi ero soffermata sull’esigenza di consolidare il rapporto di fiducia e di rispetto tra autorità fisca­le (sia essa federale o cantonale) e contribuente o suo rappresentante: necessità, questa, che è sempre più di attualità, vista l’accresciuta com­plessità della legislazione fiscale in generale. Due anni orsono ero stata altresì esigente con le richieste a Babbo Natale. Avevo espresso i miei desideri con largo anticipo. Non tutti sono stati esauditi (sigh … ) e alcuni unicamente in modo parziale. Tornerò in seguito su queste esi­genze di riforme.

Mi sembra opportuno ricordare che la concor­renza fiscale, sia a livello cantonale sia a livello internazionale, si rivela sempre più aggressiva e complessa. L’.OCSE, nel 2015, ha emanato le 15 azioni del progetto BEPS con l’obiettivo di contrastare l’erosione della base imponibile posta in essere dai gruppi multinazionali attra­verso schemi di pianificazione fiscale aggressi­va. Ciò sta a significare che si ridurrà in prospet­tiva la possibilità che un Paese fondi la sua com­petitività fiscale su fenomeni di pianificazione fiscale troppo spinti, in danno di quelli dove l’at­tività economica viene effettivamente eserci­tata. La Svizzera si è perciò vista costretta a ri­posizionarsi come Paese conforme agli stan­dard minimi internazionali. li progetto BEPS, co­munque, continua in diversi ambiti. Sempre più importanti saranno inoltre le sfide poste dal­l’imposizione dell’economia digitale e i relativi lavori proseguiranno fino al 2020. Altro argo­mento riguarda i cosiddetti “costrutti ibridi”: per favorire lo scambio delle esperienze raccol­te dall’introduzione dell’approccio comune ( «common approach ») è stato istituito un gruppo di lavoro denominato «Focus Group on Hy­brids lmplementation». Nel luglio 2017 è stata pubblicata la nuova versione delle linee guida dell’OCSE in materia di prezzi di trasferimento che recepisce le modifiche definite nelle azioni 8-10 del progetto BEPS, queste normative avranno un impatto significativo su tutte le aziende che operano a livello internazionale. È giusto sottolineare che in Svizzera il gettito dell’imposta federale diretta delle aziende è in larga misura originato da gruppi internazionali (il 14% del totale delle aziende genera il 97% del gettito).

È di poco più di un mese fa lo studio della so­cietà McKinsey che evidenzia come la Svizze­ra stia perdendo posizioni in materia di attrat­tività per le aziende internazionali. Lo studio mostra che il nostro Paese, fra il 2009 e il 2014, era posizionato al primo posto assieme all’Irlanda, con una quota del 27% di insedia­mento di società. Nei 4 anni successivi l’Olanda (Paese che da sempre ha privilegiato una fiscalità attrattiva per le imprese multina­zionali) si è posizionata prima con una quota d’insediamento del 24%, quota che anche l’Irlanda è stata in grado di mantenere. La Svizzera è invece scivolata al terzo rango per­dendo otto punti con una quota del 19%. Commentando questo lavoro il presidente dell’organizzazione Greater Zurich Area, Balz Hòsly, dal suo osservatorio privilegiato, ha confermato questa tendenza negativa.
A livello nazionale, la riforma fiscale votata in maggio si è prefissata di sopprimere gli statuti fiscali cantonali che la comunità internazionale (in particolare l’UE) non è più disposta ad accet­tare, proponendo delle misure accompagnato­rie, di cui alcune (“patent box”) poco praticabili nel nostro Cantone. A fronte di questo nuovo quadro, la fiscalità ticinese è confrontata con i problemi di competitività inte1·cantonale che sono noti da tempo e che val la pena comunque ricordare.
Nel raffronto concemente l’aliquota massima effettiva dell’utile nel 2017 il Ticin0 si posiziona­va al 19° rango. Senza una modifica delle aliquo­te impositive, tenuto conto delle proposte già votate in altri Cantoni, il Ticin0 scivolerebbe al­l’ultimo rango. Le proposte già indicate dal nostro Governo di ridurre l’aliquota ordinaria delle persone giuridiche dal 9% al 6% (o eventual­mente il 5,5%) deve essere messa in vigore al più presto. Solo in questo modo la competitivi­tà del nostro Cantone tornerebbe a livelli accet­tabili.

Ma la concorrenza fiscale a tutti i livelli non si ferma alle persone giuridiche. n1 effetti, la pressione fiscale sui redditi medio-alti è par­ticolarmente rilevante, a fronte di aliquote particolarmente modernte per i redditi men0 significativi. Con ciò, non lo si ripete mai ab­bastanza, una percentuale molto piccola dei contribuenti concorre a generare una parte del gettito il 3% dei contribuenti genera circa un terzo del gettito per le persone fisiche. Per quanto attiene alla sola imposta sulla sostan- za, I’1% dei contribuenti concorre a generare il 575% del gettito In quest’ambito uno dei miei desideri è stato esaudito con la riduzione dell’aliquota che progressivamente scenderà dal 3,5% al 2.5%. Purtroppo questa modi­fica non è stata indolore perché la misura è stata accompagnata da un aggravio d’impo­sta sull’imposizione parziale dei dividendi (portandola dal 60% al 70%). Se è pur vero che si voleva unicamente anticipare il proget­to di riforma fiscale federnle, è altresì corretto evidenzia1·e che nel corso dei lavori pa1·lamen­tari riferiti al nuovo progetto di riforma che ha incluso il finanziamento dellAVS, il Parlamen­to ha rivisto al ribasso l’imponibilità minima fissata per i Cantoni, portandola al 50%.
A questo punto una riflessione da parte del Go­verno cantonale si impone, nel senso di propor­re delle misure anche a favore delle persone fi­siche.
Nell’ambito della concorrenza fiscale dell’im­posizione delle persone fisiche, il nostro Cantone è tradizionalmente confrontato non solo con la concorrenza intercantonale ma anche con quella intemazionale. L’Italia, che ha sempre aspramente criticato i privilegi fiscali dei globa­listi, ha introdotto una normativa equivalente, anzi ben più aggressiva. Basti pensare che per­mette l’attività lavorativa nel territorio (pur se tassata ordinariamente) e che l’imposta è fissa (Euro 100’000 -) indipendentemente dal teno­re di vita e dalla sostanza mondiale del contri­buente.

Mi sembra utile ricordare che avevo sollevato perplessità sulla rigidità dell’autorità federale nell’applicare la normativa in ambito di imposta preventiva. Sembrerebbe che gli orsi siano usciti dal letargo e che qualche progresso sia stato compiuto: ci si è resi conto che l’imposta preventiva è un’imposta di garanzia e come tale l’applicazione di un eccessivo formalismo non rispecchia questo scopo. Il modificato art. 23 della LIP sembra andare in questa giusta dire­zione, aumentando le casistiche per le quali il contribuente dovrebbe poter ottenere il diritto al rimborso. In particolare, ai sensi delle dispo­sizioni transitorie, le domande di rimborso dell’imposta preventiva concementi redditi scadu­ti durante gli anni 2014 e seguenti che non sono ancora stati oggetto, al momento dell’entrata in vigore della modifica, di una decisione cre­sciuta in giudicato concernente il diritto al rim­borso dell’imposta preventiva, devono essere trattati secondo le disposizioni previste dal nuo­vo art. 23 cpv. 2 LIP. Segnatamente, ciò trova applicazione in situazioni laddove i) l’autorità cantonale competente a fissare il diritto al rim­borso dell’imposta preventiva non ha ancora preso una decisione, oppure ii) qualora una de­cisione dell’autorità cantonale è stata oggetto di reclamo e non è ancora stata presa alcuna decisione sul reclamo, rispettivamente la deci­sione non è ancora cresciuta in giudicato al mo­mento dell’entrata in vigore delle modifiche di legge in oggetto. Auspico che questi disposti vengano applicati nello spirito con il quale le Ca­mere federali hanno discusso il tema e che, quindi, anche nell’amnistia degli eredi sia pos­sibile ottenere il rimborso dell’imposta preven­tiva sui proventi dei capitali non dichiarati dal de cujus.. Allargandoci si potrebbe valutare que­sta soluzione anche in alcuni casi di autodenun­cia esente da pena.

Ora che lo scambio di informazioni è implemen­tato e quindi tutte le informazioni che sono con­segnate all’autorità fiscale potrebbero essere oggetto di trasmissione ad autorità estere, ec­co che un approccio collaborativo tra autorità fi­scali e contribuenti acquisisce maggiore impor­tanza.
Il mio auspicio per la “prossima legislatura” non può che essere quello di vedere realizzate quelle riforme fiscali necessarie a mantenere e, perché no, a migliorare la competitività del nostro territorio.

Pubblicata su: FTAF – N. 39 – Giugno 2019