Nel 2000, con i colleghi del Collegio e del Direttorio di Glrt, lanciammo l’iniziativa popolare generica “Riscopriamo la civica nelle scuole”. Sul sito http://www.lacivicainticino.ch si può trovare il Rapporto della Commissione scolastica di allora. È stupefacente constatare, leggendolo, che sul tema si è dibattuto per decenni e, purtroppo, con risultati non proprio soddisfacenti.
Tanto che, quasi venti anni dopo, i cittadini firmano di nuovo un’iniziativa che mira a raggiungere sostanzialmente gli stessi scopi. Su di essa, “Educhiamo i giovani alla cittadinanza”, saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 24 settembre. Nel passato l’educazione civica era già una materia a sé stante allorquando fu deciso di “incorporarla” nell’insegnamento della storia. Scelta che non fu certo pagante se, nel 2000, riuscimmo a raccogliere 11’365 firme valide per “obbligare” lo Stato a reintrodurre l’ora di civica nelle scuole. La commissione scolastica di allora scartò l’idea dell’ora settimanale ricorrente, considerata poco efficace, e propose una soluzione alternativa che sfociò nell’introduzione dell’art. 23a della legge della scuola, che vale la pena citare: “Nelle scuole medie, medie superiori e professionali devono essere assicurati l’insegnamento della civica e l’educazione alla cittadinanza. I programmi, le modalità d’insegnamento e le relative valutazioni sono stabiliti dai regolamenti che disciplinano i singoli ordini di scuola. Il principio la neutralità dell’insegnamento deve essere garantito”.
La Commissione formulò degli indirizzi generali quali l’invito al Dipartimento competente ad incoraggiare la trattazione di tematiche “civiche” nell’ambito dei programmi d’insegnamento delle diverse materie; che, dalla terza media in poi, le varie sedi scolastiche inserissero obbligatoriamente dei momenti destinati alla conoscenza delle istituzioni e fosse istituito l’obbligo per la Direzione e il Consiglio di classe di includere nella programmazione annuale alcune giornate o mezze giornate dedicate a tematiche di educazione civica, designando a tale scopo uno o più docenti responsabili. Da giovani idealisti ritenemmo che si sarebbe dato seguito a quanto da noi postulato e concretizzato nel rapporto commissionale, ma così proprio non fu. Nel 2012 un rapporto della Supsi, “Cittadini a scuola per esserlo nella società”, evidenziò un quadro in “tinte perlomeno chiaro scure”. Franco Celio (relatore del rapporto nel 2001) interrogò con altri parlamentari il Governo, nel dicembre 2012, su “che fare per l’educazione civica” e lo studio spinse nuovi cittadini a depositare l’iniziativa sulla quale andremo a votare. Bisogna dare atto a Celio che nell’introduzione allo studio Supsi fece un’autocritica quale relatore del rapporto del 2001. Aveva peccato, come noi giovani liberali, di eccessivo ottimismo nel pensare che la scuola fosse in grado di dare una risposta interdisciplinare ad un’esigenza (l’educazione alla cittadinanza) che interdisciplinare dovrebbe essere per sua natura. Nel recente dibattito in Gran Consiglio gli oppositori alla nuova iniziativa hanno infatti evidenziato proprio l’interdisciplinarità della materia, ma l’esperienza insegna, e il rapporto allegato ne è la prova, che la scuola non è in grado (o non vuole) garantirla. Vista l’esperienza, l’insegnamento effettivo della civica può essere concretizzato unicamente riconoscendola come materia con nota a sé stante. Deve essere uno strumento dato ai giovani affinché imparino ad orientarsi liberamente, democraticamente e consapevolmente nelle loro scelte di cittadini. L’educazione “crea” un uomo accorto, l’educazione civica un cittadino consapevole. Il fatto che oggi ogni cittadino si potrà esprimere su questo tema è proprio il primo passo nella giusta direzione.
* già presidente del Collegio presidenziale di Glrt, prima firmataria dell’iniziativa popolare generica “Riscopriamo la civica nelle scuole” del 23 marzo 2000
Pubblicato su: La Regione – 26 agosto 2017